giovedì 28 gennaio 2021

Covid 19 – Briciole di cultura - Una Macchina Perfetta

Capitolo 2

a cura di Roberto Budassi medico pediatra 


In realtà non sappiamo se i virus siano esseri viventi come noi umani, gli animali, le piante e i batteri, oppure forme inanimate come le pietre o qualsiasi altro minerale. In effetti si comportano come macchine che eseguono un programma biologico; però lo possono fare solo all’interno delle cellule. Infatti al di fuori delle cellule prese, per così dire, a prestito, qualsiasi virus risulta assolutamente immobile, non essendo fornito di strutture in grado di effettuare un qualsiasi lavoro metabolico, come ad esempio sintetizzare una molecola o utilizzare una qualche struttura per potersi spostare. Infatti i virus sono costituiti fondamentalmente da un rivestimento e da materiale genetico (DNA o RNA di varia foggia) che codifica unicamente le informazioni necessarie per la sua replicazione.  I virus si attivano solo quando riescono ad entrare all’interno di una cellula, di cui utilizzano l’energia e gli organelli per sintetizzare quanto necessario alla loro replicazione. In sostanza per replicare se stessi, i virus prendono il controllo delle cellule che li ospitano “costringendole” a lavorare per loro. In realtà credo sia opportuno precisare che i virus, nonostante questa parassitosi piuttosto spinta, per la maggior parte vivono in simbiosi con gli esseri che li ospitano, a volte persino con reciproci vantaggi e comunque in assenza di particolari problemi. Solo in pochi sfortunati casi causano all’ospite una malattia, a volte direttamente, distruggendo le cellule parassitate, altre volte indirettamente, quando è l’ospite che  si auto-danneggia reagendo esageratamente all’infezione. In alcuni casi la malattia dipende dalla combinazione dei due meccanismi, come nel caso del Covid e di questo parleremo la prossima settimana. A proposito ricordiamo che “Covid-19” è il nome della malattia, abbreviazione di Coronavirus Disease December 2019, in riferimento all’epoca della prima segnalazione nella regione di Wuhan in Cina, mentre il virus che la causa è stato chiamato “SARS-Cov2”.


Per quanto ne sappiamo finora, SARS-Cov2 è con noi dagli ultimi mesi del 2019, ma c’è qualche incertezza sull’epoca precisa; siamo però certi che è giunto all’uomo dagli animali operando un salto di specie, così come molti altri prima di lui, tipo HIV, Ebola, SARS-Cov e MERS-Cov per citarne solo alcuni fra i più noti e recenti. Gli animali di origine possono essere diversi, ma i coronavirus possono provenire dai pipistrelli, con eventuali altri ospiti intermedi, fra cui per esempio il pangolino, o anche dai dromedari, come la MERS. A differenza dei suoi predecessori, SARS-Cov2 ha caratteristiche così straordinarie che gli hanno permesso di diventare pandemico in pochi mesi senza che nessuno se ne accorgesse più di tanto. Di questo parleremo qui di seguito.

Diventare pandemico per un qualsivoglia virus potrebbe rappresentare il massimo delle ispirazioni, non avendo altra missione se non quella di reduplicare se stesso più volte possibile. Per potervi riuscire la prima regola è essere facilmente trasmissibile e la trasmissibilità per via aerea, attraverso goccioline di saliva o aerosol sospesi negli ambienti chiusi è certamente la più rapida ed efficace. È sufficiente trascorrere alcuni minuti con una persona malata o apparentemente sana in assenza di protezioni per finire contagiati. È stato calcolato che una persona infettata trasmette il nostro virus a altre 3 persone, ma i cosiddetti super diffusori possono arrivare a contagiare oltre 10 persone. Per intenderci, equivale a dire che la sua diffusibilità è superiore a quella della comune influenza.

La seconda regola per sopravvivere e potersi trasmettere è non essere eccessivamente letale. È intuitivo che l’agente virale che causa troppo spesso e troppo rapidamente la morte del suo ospite pone un serio ostacolo sulla sua possibilità di trasmissione e quindi anche sulla sua sopravvivenza. È quello che avviene in Ebola la cui mortalità arriva al 90% degli infettati. Per inciso Ebola ha anche la caratteristica di non diffondersi per via aerea, ma attraverso il contatto con ferite o fluidi del paziente, rendendo relativamente più semplice attuare valide protezioni individuali, salvo casi molto particolari. Per esempio nelle zone africane che sono state interessate dall’epidemia, una delle difficoltà ad arginare i contagi è rappresentata dall’usanza di toccare i cadaveri a mani nude come gesto di saluto.

Le malattie denominate SARS e MERS, apparse rispettivamente nel 2003 e nel 2014, sono anch’esse causate da due coronavirus (SARS-Cov e MERS-Cov), si diffondono ovviamente per via aerea come il Covid, ma hanno caratteristiche che ne hanno limitato la diffusione. Ambedue sviluppano una malattia respiratoria simile al Covid, la seconda causa inoltre anche una grave enterite.


La SARS ha una letalità elevata (circa 10% dei contagiati muore) ma non così tanto da inficiarne la diffusibilità. Qualcuno ricorderà che anche il suo scopritore, il nostro corregionale Carlo Urbani, fu una vittima della malattia. Ben presto però fu evidente che solo i malati sintomatici e solo dopo alcuni giorni dall’insorgenza dei sintomi erano in grado di infettare altre persone, il che rese possibile il contenimento dell’epidemia dopo solo sei mesi dall’individuazione dei primi casi, in quanto era sufficiente isolare i malati ai primi sintomi per evitare che contagiassero qualcuno. Ciononostante l’infezione ebbe modo di diffondersi in almeno 26 paesi dove ha causato in totale 774 vittime accertate.

La MERS invece non si è molto diffusa sia per l’alta mortalità, fino al 50% dei contagiati, ma soprattutto per non aver dimostrato un’alta contagiosità, circa 2400 casi in totale che hanno causato circa 838 decessi, ed è rimasta prevalentemente confinata in medio oriente, suo luogo di origine

Il virus SARS-Cov2, agente del Covid 19, ha mostrato caratteristiche molto subdole che gli permettono una spaventosa diffusibilità, in ulteriore accentuazione a mano a mano che si affacciano nuove varianti apparentemente ancora più diffusibili, le quali tendono a sostituirsi abbastanza rapidamente ai precedenti virus proprio per la loro maggiore velocità infettante.

Il Covid-19 ha una mortalità molto inferiore rispetto a SARS e MERS. Infatti muore fra il 2 e il 3% della popolazione infettata (il cosiddetto tasso di letalità), fra l’altro distribuita in maniera disomogenea fra i malati. Infatti la mortalità è praticamente zero fino a 40 anni, bassa fra i 40 ed i 60, significativa fino a 70, per poi esplodere nelle età successive nelle quali si può arrivare ad oltre il 35%. Altri fattori che espongono gli individui infettati ad un decorso più grave della malattia sono la presenza di obesità o di pluripatologie croniche. La malattia si presenta molto più mite e invariabilmente autolimitante nei giovani, tanto che questi ultimi mostrano con una certa frequenza una scarsa cognizione della gravità della pandemia e tendono nel tempo ad abbandonare le misure volte al suo contenimento, come indossare le mascherine ed evitare gli assembramenti, facendo ovviamente il gioco del virus.

Al pari di moltissime altre malattie infettive virali, come l’influenza, il morbillo, la varicella e così via, il virus del Covid viene diffuso molto efficacemente negli ultimi due giorni di incubazione prima che le persone infettate sviluppino i sintomi. Un fatto di questa portata è già sufficiente per mantenere attiva qualsiasi epidemia, tuttavia il Covid non si accontenta di questo, che è già un grave problema, ma assesta un colpo da maestro: ha la capacità di causare una infezione inapparente in numerosissimi soggetti, i quali, pur non sviluppando mai alcun sintomo, mantengono per diversi giorni una bassa ma presente capacità infettante. L’esperienza dei tamponi a tappeto ha dimostrato che i soggetti asintomatici sono oltre la metà (ufficialmente il 58%) dei Covid positivi e questo ovviamente rappresenta un enorme problema epidemiologico ed una grande facilitazione per il virus se consideriamo che queste persone spesso non le identifichiamo o se lo facciamo, spesso arriviamo in ritardo. Sarebbe anche stato calcolato che il contributo degli asintomatici nella diffusione del virus sarebbe di oltre il 40%, una bella percentuale!

Immagino che a questo punto siano chiari i motivi per cui il virus SARS-Cov2, il fuoriclasse di tutti i virus pandemici, in pochi mesi abbia causato un’epidemia che si è mostruosamente diffusa nel mondo a dispetto di tutte le misure di contenimento adottate dalle varie nazioni, causando dall’inizio al 22 gennaio (dati OMS) 96.012.792 casi confermati con 2.075.870 morti. Il confronto con i dati di SARS e MERS è impietoso.

Il capitolo che uscirà giovedì prossimo riguarderà le caratteristiche della malattia e le nostre possibili difese.

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